sabato 14 gennaio 2012

Fabrizio De Andrè - Rimini


Quando Fabrizio stava lavorando su questo progetto era ancora sotto contratto alla Produttori Associati una casa discografica diretta da un uomo straordinario, un industriale illuminato e dal coraggio visionario come pochi. Grazie a lui Fabrizio aveva potuto registrare non ricordo quanti ma almeno 7 o 8 long playing, quando di dischi ne vendeva ben pochi, ma Tony Casetta questa era il suo nome, credeva in lui così tanto che non si fece mai scoraggiare. Sta di fatto che nel mondo discografico non c’era spazio per un industriale sognatore, tanto che nonostante avesse in classifica più di un disco, in anni in cui i dischi si vendevano davvero, era così in difficoltà che stava chiudendo non solo la sua casa discografica ma anche la sala di registrazione che stava per inaugurare al Castello di Carimate, la Stones Castle Studios. Insomma mentre Fabrizio a Roma registrava con Tony Mims e la collaborazione di Bubola non si sapeva se il disco sarebbe uscito o meno. Decidemmo allora di chiedere aiuto alle istituzioni, cercavamo quella che oggi si chiama sponsorizzazione. Spinto da Fabrizio, telefonai al comune di Rimini, ma presi una cantonata memorabile, parlando con un responsabile del comune raccontai che De Andrè stava per pubblicare un 33 giri dal titolo "Rimini", aggrappandomi ad una trovata del momento raccontai che la storia era incentrata su una cittadina Rimini che prende vita solo d’estate, una realtà paracadutata, furono le mie parole, una cittadina che prende vita e ha la sua storia solo d’estate. Stupidaggine più grossa non potevo dire, dall’altra parte della cornetta ci fu il gelo poi: "Lei si sta confondendo con un'altra località Cattolica per esempio, noi qui siamo ricchi di storia, lei indubbiamente non rammenta Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, una storia d’amore citata nel quinto canto dell’inferno dal sommo poeta Dante Alighieri" Fu il tracollo cercai di arrampicarmi sui vetri ma oramai la frittata era fatta. Non ottenni nessun aiuto se non la semplice prenotazione con pagamento a mio carico di una stanza in uno di quegli alberghi tipici per famiglie. Comunque arrivai a Rimini il giorno dopo ferragosto di pomeriggio e andai alla spiaggia, il tempo era orribile ma la luce era interessante lì scattai la foto della signora anziana che stava seduta su un pattino. Il giorno dopo il cielo era limpido. Non ero mai stato un frequentatore della costa romagnola tranne durante una tournè estiva di mio fratello. Comunque non avevo mai visto quelle spiagge la mattina quando l’affollano i bagnanti. Sembrava di essere all’ora dello struscio sul corso principale con l’unica differenza che erano tutti in costume da bagno, si muovevano continuamente su e giù quasi che il mare fosse lì solo come contorno, interessava a pochi. Sulla battigia c’era di tutto ma la cosa che mi colpì fu la postazione di un fotografo che aveva attrezzato un vero e proprio set con tanto di palme di plastica sfondo con reti colorate testuggini e stelle marine inoltre per chi voleva poteva indossare delle gonnelline di plastica colorata che come tende di una gelateria pendevano attorno a quelle pance flaccide o rinsecchite dall’età. S’era formato un vero assembramento di donne che volevano farsi ritrarre su quello sfondo indossando oltre a dei fiori di plastica ingialliti, la tenda ritagliata e pigliando ispirazione da altre foto scimmiottavano le danzatrici Havaiane, la cosa incredibile era che ci credevano, non erano foto fatte per scherzarci sopra, servivano a far arrabbiare le amiche o le colleghe quando tornando a lavoro le mostravano facendo credere in un improbabile viaggio nelle lontane isole del Pacifico. Non c’era storia, quella era la copertina simbolo non certo di Francesca da Rimini che non aveva certo bisogno di altre colpe, ma di quel mondo dell’apparenza che stava sempre più facendosi strada. L’immagine ebbe un leggero intervento con il verde dei pastelli di Vanda per mettere in maggior risalto l’assurdità di quella situazione.


Non rimasi molto anche perché dovendo stare sulle spese non potevo scialare. Così due giorni dopo ripresi il treno e questa fu l’ultima immagine che feci. Ricordo che guardando la scritta "Rimini" mi venne in mente che quella era anche la città di un grande, Fellini, fu questa la ragione dello scatto una specie di piccolo risarcimento mentale.


C’era una vita parallela a quella della spiaggia. Mi ritrovai così a girovagare tra le bancarelle e nella piazza principale dove si stava svolgendo l’incontro settimanale dei contadini. Già perché quella non e ra solo la terra del turismo sfrenato e selvaggio ma anche una delle zone agricole più fiorenti.



L’immagine degli uomini girati di spalle rappresenta a pieno "Volta la carta", è il mistero che sta dietro le cose, l’altra faccia della Luna, pensi che stiano guardando, una partita di calcio o l’esibizione di un teatrante o la vendita di pentole e non puoi neppure capire quale sentimento provano perchè non ne vedi l’espressione, il muro di spalle ti impedisce di verificare, ma questo non ti vieta di farti delle domande, e di sperare che dietro ci sia la concretizzazione dei sogni.



Stavo in una stanza dove non c’era il bagno ma un lavandino e un bidè di plastica. Non voleva essere una critica, bensì una considerazione, era la radiografia di un paese che sa adattarsi, ma non per questo si piange addosso. Avrei voluto descrivere fotograficamente anche la sala da pranzo ma sarebbe stato difficile raccontare con una immagine lo stato d’animo che percepisce il nuovo ospite la prima volta che sotto lo sguardo indagatore, si siede per cenare, tutti lo guardano, lo pesano ne cercano il valore su cosa indossa con chi sta. In quel mondo dell’apparenza, descrivere le schermaglie di una società che si rappresentava in modo fasullo avrebbe necessitato più tempo e forse più esperienza. Mi sarebbe piaciuto raccontare le spacconerie balneari delle mogli e dei mariti, semplici impiegati diventati direttori generali, proprietari di piccoli negozi trasformarsi in titolari di una catena di supermercati.
Facendo un calcolo approssimativo compreso di treno andata e ritorno albergo per due notti pensione completa spesi circa trentamila lire penso che fosse il 76 o 77.


In queste immagini ci sono due mondi a confronto, da una parte i padri dall’altra i vitelloni, il nuovo modo di essere uomo padre e marito con la pigrizia della staticità umana. Erano anni in cui le donne non accettavano più di essere considerate solo come madre mogli e amanti ma pretendevano di essere viste come esseri umani, e la terra del vitellonismo del maschio conquistatore disegnato da un grande concittadino come Fellini vedeva nella Rimini balneare il suo culmine.

1 commento:

  1. Foto bellissime che impreziosiscono un album memorabile! Tra le mie preferite la stanza d'albergo, la stazione e le foto di copertina.

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