domenica 24 novembre 2013

Massimo Bubola - Nastro giallo


Poeta e scrittore straordinario lo conobbi a Roma. Eravamo ospiti di Fabrizio e Dori, nel periodo di Rimini, Massimo era un entusiasta e l’adorazione per Fabrizio era palpabile. Una sera andammo a cena a Trastevere, Fabrizio Dori Massimo e ci raggiunse Francesco De Gregori. Seduti sotto un cielo stellato stavamo trascorrendo la serata serenamente quando non so cosa passò per la testa, Francesco prima scherzosamente poi duramente incominciò una provocazione demenziale accusandomi di avere interrotto il suo spettacolo al Palalido di Milano. Si riferiva a quella storia infausta quando venne preso d’assalto il palco per processare Francesco di fronte ad una folla scalmanata. All’inizio pensai che stesse scherzando, ma Francesco insisteva provocandomi con frasi del tipo “ Quanto vuoi per permettermi di suonare a Milano?”. Rimasi in silenzio ascoltando gli sproloqui di Francesco, non capendone la ragione, nell’ambiente tutti sapevano che non andavo mai ai concerti se non in casi rarissimi e quella sera non sapevo neanche che era a Milano. Fabrizio cogliendo l’imbarazzo si inserì e la cosa ritornò nei ranghi. Qualche mese più tardi ero al cinema al Dal Verme a Milano con Vanda e mi trovai seduto a fianco di Gigi Noia direttore artistico della Cramps, e siccome stavo chiedendo un po’ a tutti notizie su quegli eventi, mi raccontò come si erano svolti i fatti, perchè lui invece c’era. La tensione era salita causa il prezzo del biglietto troppo alto, un gruppo una decina, (si scopri poi mandati da un impresario concorrente), saltò sul palco per sottoporre Francesco ad un processo pubblico, lo ritenevano colpevole di aver lucrato sulle spalle dei giovani. Francesco spaventato era corso a rifugiarsi nei camerini, ma nel corridoio incontrò proprio Gigi ed è qui che stava l’inghippo, che in effetti un po’ mi assomigliava, lo prese e lo convinse a ritornare in scena o sarebbe scoppiato un pandemonio. Francesco suo malgrado, ritornò sul palco e subì una tremenda umiliazione. Va detto che quelli erano tempi strani come strani erano i comportamenti, assurdi da parte del pubblico a pretendere dai musicisti scelte estreme, ma strani anche da parte degli artisti che ci marciavano alzando bandiere che forse non gli appartenevano.

L ’immagine che stava sulla parte esterna della copertina, non incontrò mai i favori di Massimo e non perché non gli piacesse tutt’altro, la ragione stava in quella scure bipenne, simbolo che veniva usata sui manifesti dei movimenti ultra della destra veronese. Dopo varie insistenze, non ne capivo la ragione, Bubola a fatica mi confidò che alcuni anni prima aveva perso un fratello amatissimo picchiato a sangue proprio da quei gruppi che nei loro simboli avevano la scura bipenne. Avrei voluto immediatamente rifare tutto, ma ormai era non solo in stampa ma in distribuzione. 



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