venerdì 20 giugno 2014

Stefano Rosso - ...e allora senti cosa fò


Aveva avuto un grande successo con una canzone “Una storia disonesta”, diventata famosa perché per la prima volta in un testo veniva citato lo spinello (quello che si fuma non la Vanda). Scesi a Roma e andai a Trastevere dove abitava, incontrandolo fui colpito dal suo dissacrante sarcasmo. Conoscevo la città, ma non conoscevo la sua anima il suo spirito, fu stupendo perché Stefano da vero trasteverino mi fece vedere il cuore della città eterna. S’era sposato giovanissimo con una donna che gli aveva dato già tre figli, lui era vissuto e continuava a vivere nel medesimo quartiere Trastevere di cui era parte integrante, tutti lo amavano e non da quando era diventato famoso ma perché era uno di loro. Non c’era negozio bancarella osteria che non lo salutassero e lui allegro disponibile generoso ricambiava. I figli giravano nel quartiere liberi e protetti, mi fece tornare alla mia infanzia quando si giocava in strada senza pericoli ne preoccupazioni perché i figli erano di tutti e come loro quando andavo fuori dal mio quartiere mi vestivo da festa perché andavo fuori in un altro posto in un’altra città. Stefano parlava velocissimo mangiandosi le parole e incrociandole con un dialetto e un frasario per me incomprensibile, feci molta fatica a capire cosa dicesse.  Mi colpì anche il racconto della gente su Claudio Villa l’amore verso quell’uomo che lì era nato e che lì aveva mantenuto le radici, quell’amore quella passione si era completamente trasferito su Stefano, anche perché le sue canzoni appartenevano a quella gente, di loro parlavano. Nacque tra noi un’amicizia schietta, ricordo che durante una salita a Milano portando con sé la moglie volle conoscere Vanda. Passammo un pomeriggio durante il quale tradussi tutto ciò che diceva Stefano, la moglie di cui purtroppo non ricordo il nome rimase in silenzio inebetita sia da Milano che non aveva mai visto, che dalle dimensioni del nostro studio loro vivevano in cinque in due piccole stanze. Dopo molti anni la moglie mi telefonò chiedendomi delle foto, Stefano era morto e la città di Roma voleva dedicargli una mostra una rassegna, sarebbe giusto perchè avrebbe meritato molto di più.  
Le persone presenti nella foto, erano parenti o amici. La donna  sulla testa della quale avrebbe picchiato il mazzo di fiori era la moglie, il bimbo dietro era uno dei figli e in fondo in bicicletta c’era il suo amico macellaio.

2 commenti:

  1. Che bella storia...ricordo parecchie delle sue canzoni...

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    1. Scusa ma ho visto solo ora il tuo commento. E' vero è stata una grande storia soprattutto la sua, poco vista poco sentita e debbo dire che avrebbe meritato più attenzione, ma si sà niente è scontato! Comunque grazie.

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